La celiachia è una condizione auto–infiammatoria permanente, che interessa l’intestino ed è causata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è contenuto principalmente in cereali come frumento, orzo e segale. Questo complesso proteico, che si trova soprattutto negli alimenti (a base di frumento) come pasta, pizza, pane, biscotti e snack dolci e salati, provoca una risposta infiammatoria sproporzionata a livello dell’intestino tenue.
La risposta immunitaria dà vita a un’infiammazione cronica che poi intacca i tessuti dell’intestino e porta alla perdita dei villi intestinali, necessari per l’assorbimento dei nutrienti. Quindi, un celiaco, oltre al danno diretto, soffre anche per un forte danno indiretto, poiché non è più capace di assorbire sostanze nutritive essenziali e quindi rischia la malnutrizione.
Se non è diagnosticata in tempo e trattata nel giusto modo, la celiachia può avere conseguenze gravi, anche irreversibili.
CAUSE
La celiachia è una patologia che deriva da fattori ambientali e fattori genetici, per il cui sviluppo è quindi obbligatorio vi siano: glutine e predisposizione genetica. Solo il 3% della popolazione mondiale portatrice della predisposizione genetica e che consuma glutine può sviluppare questa malattia durante la vita. Vi sono comunque dei fattori scatenanti. Alcune ipotesi parlano di alcune infezioni virali e la quantità di glutine utilizzato durante lo svezzamento sostenendo che potrebbero avere una parte considerevole, anche se non si hanno dati definitivi.
Sintomi, malattie associate e complicanze
I sintomi con cui la celiachia si manifesta sono molto mutevoli, sia per gravità che per gli organi dell’organismo che colpisce:
Forma classica:
diarrea gonfiore addominale, dolori addominali, perdita di peso, malassorbimento intestinale, rallentamento della crescita (nei bambini).
Forma atipica:
stanchezza e affaticamento, che possono essere segni di anemia da carenza di ferro o di anemia da carenza di folati, perdita dei capelli (alopecia), dimagramento senza altra causa, ulcere e lesioni ricorrenti nella bocca (aftosi orale ricorrente), perdita dello smalto dentario (ipoplasia), dolori addominali ricorrenti, vomitO, aumento del livello plasmatico delle transaminasi, disturbi del ciclo mestruale, ridotta statura, infertilità, poliabortività spontanea, disturbi della gravidanza, riduzione della massa ossea (osteopenia, osteoporosi), formicolio e intorpidimento delle mani e dei piedi, mancanza di coordinazione muscolare (atassia).
Forma silente:
assenza di sintomi, diagnosticata durante programmi di screening.
Forma potenziale:
caratterizzata da esami sierologici positivi (presenza di anticorpi anti transglutaminasi) ma con biopsia intestinale normale.
La celiachia se non è trattata correttamente, può portare allo sviluppo di altre malattie. In particolare: la sprue collagenasica, la celiachia refrattaria e, infine, linfoma e adenocarcinoma, forme di cancro intestinale
Le persone celiache tendono anche a sviluppare malattie autoimmuni più spesso della popolazione generale: la tiroidite autoimmune, il lupus sistemico eritematoso, il diabete di tipo 1, epatiti, vasculiti, artriti, la sindrome di Sjögren. L’associazione tra queste malattie e la celiachia può anche avere una natura genetica.
Diagnosi
La diagnosi di celiachia inizia dal Medico di medicina generale e dal Pediatra di libera scelta, in base all’anamnesi e all’esame obiettivo. Poi i test da eseguire sono il dosaggio plasmatico degli anticorpi anti-transglutaminasi di classe IgA e il dosaggio delle IgA totali (il 20% dei pazienti celiaci presenta deficit selettivo di IgA).
In caso di positività, si valuta la presenza di anticorpi anti-endomisio IgA nel sangue periferico e poi si esegue il test istologico della mucosa duodenale, tramite biopsia intestinale che permette di verificare il danneggiamento e l’atrofia dei villi intestinali.
Le nuove raccomandazioni della Società europea di gastroenterologia pediatrica indicano che in alcuni casi pediatrici selezionati di celiachia, si può fare una diagnosi evitando la biopsia duodenale, che è comunque un esame invasivo.
Nel caso di presenza della malattia all’interno di una famiglia, data la sua caratteristica trasmissione genetica, è consigliabile effettuare uno screening degli anticorpi in tutti i parenti di primo grado del malato.
Trattamento
L’unico trattamento possibile per la celiachia è una dieta permanente priva di glutine (gluten-free), che consente di eliminare i sintomi e di riformare i tessuti intestinali, di solito entro 6-18 mesi dalla diagnosi.
Seguire una dieta priva di glutine vuol dire cambiare stile di vita ed eliminare tutti gli alimenti a base di farina di grano e orzo (quindi: la pasta e il pane, la pizza, le fette biscottate, i cereali da colazione). La carne, le verdure, il riso e il mais, i legumi, gli ortaggi, le verdure, la frutta, le patate non contengono glutine e quindi possono entrare tranquillamente nella dieta del celiaco. Esistono sul mercato molti alimenti sostitutivi, ma occore anche fare attenzione alle etichette. Approfondimenti: www.epicentro.iss.it/celiachia/
Fonte: Ufficio Stampa C.P