papa francescoNella giornata di ieri, il Vaticano ha annunciato che Papa Francesco si è sottoposto ad un intervento chirurgico per la rimozione del laparocele, formatosi dopo un precedente intervento all’intestino.

Il laparocele incarcerato è un’ernia che, in seguito a un intervento chirurgico, può ingrandirsi e diventare “incarcerata” o “strozzata”, causando varie complicanze. Nel 2021, il Papa era stato operato per una “stenosi diverticolare sintomatica del colon”, una conseguenza dovuta a un’infiammazione delle piccole pareti intestinali chiamate “diverticoli”, dove si era poi formata la cicatrice.

Secondo un rapporto della Società Italiana di Chirurgia Endoscopica (SICE), in Italia si registrano ogni anno circa 17mila casi di laparoceli ed ernie ventrali primitive. La differenza fra laparoceli ed ernie ventrali primitive è che i primi si sviluppano specificamente in corrispondenza di cicatrici legate a incidenti o, spesso, a interventi chirurgici all’addome. L’insorgenza del laparocele è legata alla anomala cicatrizzazione della ferita, a causa ad esempio di infezioni della stessa oppure di eventi traumatici esterni.

Il chirurgo può attraverso specifiche manovre riportare in sede il contenuto presente nel laparocele; quando questo non è possibile e sopraggiungono complicanze è necessario intervenire d’urgenza. Nei casi in cui il laparocele sia di notevoli dimensioni può essere necessario un intervento in laparotomia, con un’incisione ampia nell’addome. La chirurgia laparoscopica permette con tre piccole incisioni l’accesso di una telecamera e degli strumenti di lavoro, controllabili dall’esterno. Sia l’intervento in laparoscopia che quello in laparotomia vengono eseguiti in anestesia generale, con una durata dell’operazione compresa tra le 2 e le 3 ore. Per la convalescenza è necessario un ricovero di due giorni. Una volta dimesso, il paziente dovrà evitare sforzi fisici per almeno 15 giorni ed indossare una fascia elastica contenitiva, pancera addominale, per almeno un mese.

L’operazione del Papa di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi è stata eseguita in anestesia. Il trattamento risolutivo del laparocele può richiedere l’apposizione di una rete di materiale sintetico il cui scopo è quello rinforzare la parete in cui si era verificato il cedimento dei tessuti che lo ha provocato. “Il metodo ideale”, spiega Giampiero Campanelli, Direttore Chirurgia generale e Hernia Center, Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, “è quello di chiudere la cavità peritoneale, cioè isolare i visceri, e al di fuori di questo spazio creare una vera e propria tasca, all’interno della quale viene poi posizionata una rete una (protesi) non assorbibile che si mette dietro i muscoli”.