olfatto covidUn’università danese di Aarhus dimostra, in una ricerca, come la perdita o l’alterazione dell’olfatto porta a mangiare male e a seguire una dieta in maniera non corretta.

A causa della pandemia Covid-19, molte persone hanno avuto problemi con l’olfatto. Nonostante molti lo considerano poco importante rispetto a vista, udito e gusto, l’olfatto è in verità uno dei sensi essenziali per tutti: il 39% dei partecipanti della ricerca, infatti, ha dichiarato di avere problemi di odorato, ha perso peso per l’incapacità di alimentarsi in maniera corretta, e tutti hanno ammesso di avere una qualità di vita più scadente.

Secondo questi dati, in sostanza, l’olfatto è responsabile di circa il 70% del sapore che percepiamo: anche se il gusto viene sentito sulla lingua, se comunque il naso non funziona bene, non riusciamo a distinguere il sapore perché mancano le indicazioni olfattive che concorrono a creare il gusto complessivo del cibo.

La maggior parte dei casi di perdita o alterazione dell’olfatto dipende da problemi otorinolaringoiatrici, cioè tutti quei problemi che si presentano nella zona testa-collo (orecchie, naso e gola), come le sinusiti croniche o i polipi nasali; i deficit dell’odorato, che si presentano, all’incirca, in 1 persona su 5 nell’arco della vita, possono tuttavia essere anche un primo segnale di malattie del sistema nervoso centrale, se il danno cerebrale coinvolge aree olfattive. Ad esempio, il 38% dei pazienti con sclerosi multipla ha avuto segni di perdita dell’olfatto circa cinque anni prima dell’inizio dei sintomi neurologici. Nel Parkinson, le stime di anomalie olfattive vanno addirittura dal 45 al 96% dei casi, tanto che esistono progetti di ricerca per verificare se test dell’olfatto possano anticipare di anni la diagnosi.

Alexander Wieck Fjældstad, professore dell’Università di Aarhus e coordinatore della ricerca, consiglia dei trattamenti e metodi adatti per il recupero dell’olfatto: “Quando i profumi non vengono intercettati dai recettori olfattivi del naso, a causa di deficit o alterazioni del senso dell’odorato, si può compensare focalizzandosi su altri input sensoriali per godere nuovamente del cibo, migliorando la qualità dell’alimentazione e di vita in generale. I cibi come la frutta secca o menta sono ideali, perché provocano sensazioni gradevoli che riescono a sopperire all’alterazione della capacità di annusare i profumi dei piatti; i cibi meno consigliati, invece, sono quegli alimenti che stimolano molto specifici recettori sensoriali come il caffè, lo zenzero, il pepe nero perché, in assenza della percezione del loro aroma, consumarli può risultare poco piacevole e quindi togliere l’appetito”.

Il trattamento per il recupero dell’olfatto avviene di solito con kit di odori da annusare per riabituarsi pian piano, seppur non è ancora certo di quanto tempo serve per il recupero o anche quale sia il trattamento migliore. In merito, un recente documento dell’American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery ha indicato sei categorie di odori: floreale, fruttato, speziato, resinoso, bruciato e marcio. Nei kit per allenare l’olfatto alterato, o perduto, vengono inclusi quelli gradevoli, come il profumo di rosa, di limone, di chiodi di garofano e di eucalipto. L’esercizio, indicato dal documento, consiste nel concentrarsi sul ricordo degli odori, perché il senso dell’olfatto è strettamente correlato alle memorie, specialmente piacevoli, e riportarle alla mente aiuta nel recupero dell’odorato.