Alcuni specialisti della SIRU (Società Italiana della Riproduzione Umana), in occasione del 6° Congresso Nazionale, affrontano il problema delle coppie italiane con problemi di fertilità: oltre 13mila coppie si recano all’estero per usufruire dei trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA).
Durante il 6° Congresso Nazionale SIRU intitolato “La medicina della riproduzione: tra ricerca e clinica”, il Presidente dell’area ginecologica SIRU Antonio Guglielmino commenta la situazione dei trattamenti PMA in Italia: “Nonostante la Corte Costituzionale, a partire dal 2014 abbia ufficialmente allargato l’accesso alla PMA in Italia, autorizzando anche la fecondazione eterologa, sono ancora molte le coppie che continuano ad andare all’estero. In più, vantiamo grandi professionisti apprezzati in tutto il mondo. Abbiamo troppi problemi irrisolti: pensiamo alla situazione di stallo sui Lea, Linee Guida e Legge 40 – che fanno sì che nella procreazione medicalmente assistita, il nostro Paese rimanga costantemente indietro”.
“Il paradosso è che”, prosegue Guglielmino, “nonostante l’inserimento della PMA nei Lea, il Ministero della Salute non ha ancora pubblicato le tariffe ufficiali per queste prestazioni, una mancanza che crea una situazione di incertezza e difficoltà per le Regioni italiane che non riescono a garantire l’accesso uniforme ai trattamenti a tutti i cittadini. Chiediamo dunque al Governo di intervenire e riparare così una volta per tutte a questa ingiustizia: sono oltre 100mila le coppie italiane in attesa e il tempo non è dalla loro parte”.
La SIRU, alla luce di questi problemi, propone al Ministero della Salute 219 Linee Guida sulla PMA in Italia, a scopo informativo sulla prevenzione per le coppie. Inoltre, la Società propone anche diverse modifiche alla legge 40 per quanto riguarda il problema degli embrioni non utilizzati: questi sono lasciati nei centri di procreazione assistita da decine di anni, ma non possono essere utilizzati in nessun modo. Manca ancora una legge che ne regolamenti l'uso e li renda disponibili per la ricerca scientifica.